“Si è aperto un lungo e articolato dibattito sulla necessità di ripensare l’offerta turistica e ridisegnare la città in modo da renderla più accogliente, di recuperare la residenzialità del centro storico, di impedire nuove aperture di strutture ricettive e individuare precise modalità di esercizio per i cosiddetti affitti brevi. Poi si scopre che nel progetto di riqualificazione del complesso storico di Sant’Orsola affidato al gruppo francese Artea c’è spazio per nuove camere, sotto forma di un ennesimo studentato che nei mesi estivi, a scuole chiuse, può trasformarsi in struttura turistico ricettiva. Come se non bastassero quelle dello stesso genere già autorizzate, quanto meno ‘ibride’. Forse allora qualcuno non si è spiegato bene o noi non abbiamo ben compreso. Capiamo che possano esserci procedure già avviate, ma vorremmo sapere cosa ne è stato di quella strategia tratteggiata in questi mesi, in cui anche con le amministrazioni si è parlato della necessità di ripensare il sistema, riportando in centro le famiglie espulse nel corso degli anni e con esse un tessuto commerciale pressoché scomparso anche a causa del moltiplicarsi delle locazioni a fini turistici, per restituire autenticità a Firenze”.

Così il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi, dopo la presentazione del progetto di recupero di Sant’Orsola da parte della Città Metropolitana.

“Si ripresenta il quesito a proposito di quale tipo di offerta vogliamo perseguire – prosegue Bechi – e come Firenze intenda muoversi guardando avanti, cioè a come si pensa di riuscire a intercettare i flussi turistici quando cominceranno a palesarsi di nuovo. C’è bisogno di investire su un sistema di imprese capace di riprogrammarsi, guardando soprattutto alla sostenibilità, alla digitalizzazione e alla capacità di far parte di un sistema dell’accoglienza capace di creare anche occupazione e lavoro. Noi siamo pronti al confronto, ma chiediamo chiarezza di prospettive”.